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mercoledì 8 gennaio 2014

Archeologia: L'arte della ceramica

Archeologia: L'arte della ceramica
di Pierluigi Montalbano


Le ceramiche sono una vasta gamma di manufatti, diversi per composizione, struttura, proprietà e impiego, aventi in comune il processo tecnologico di fabbricazione: si ottengono da sostanze inorganiche (non metalliche) che diventano resistenti se vengono riscaldate ad alta temperatura. I materiali ceramici si distinguono in prodotti a pasta porosa, e in quelli a pasta compatta, cui appartengono i grès e le porcellane.
Si possono raggruppare in tre principali categorie:
a) a base di silicati (a base di argilla)
b) a base di ossidi (alluminio, magnesio, zirconio, berillio, titanio)
c) a base di non ossidi (grafite, carburi, nitruri)
Dal punto di vista strutturale si possono distinguere in vetrosi, cristallini e vetrosi-cristallini.
I vari prodotti vengono preparati con materie prime e procedimenti differenti: preparazione delle materie prime, impasto, modellatura, essiccamento, cottura. Seguono le operazioni di verniciatura o incisione.
Le sostanze utilizzate possiedono un diverso grado di modellabilità, e per modellarle si può operare a secco oppure a umido, aggiungendo alle materie prime una quantità di acqua variabile da qualche percento (processo a secco) fino al 20-30% e oltre (processo a umido).
Per la lavorazione al tornio si usano impasti di maggiore consistenza affinché l’oggetto modellato non si deformi nelle successive manipolazioni. Durante l’essiccamento, eseguito a temperatura ambiente o di poco superiore, i manufatti prodotti con impasti ricchi d’acqua subiscono ritiri sensibili e deformazioni.
La fabbricazione di recipienti ceramici risale a oltre 10.000 anni fa, con impasti di argilla mista a piccolissimi frammenti di pietra, plasmata a crudo e cotta a fuoco libero o in forni rudimentali. La presenza di alcune forme e ornamentazioni ceramiche coincide con l’insediamento di gruppi etnici e ne indica il grado di evoluzione. Fra le più importanti culture distinte dalla ceramica abbiamo la civiltà del bicchiere imbutiforme e del vaso campaniforme, attestate nell’Europa settentrionale e in Portogallo alla fine del Neolitico, circa 5000 anni fa.
Importanza fondamentale per lo sviluppo dell’arte ceramica ebbe l’invenzione del tornio, impiegato in Cina dalla dinastia Zhou, 1200 a.C., in Babilonia e in Assiria, dove ceramiche invetriate e colorate vivacemente decoravano a rilievo i palazzi di Ninive, Khorsābād e Nimrud. In Egitto fin dalla XVIII dinastia si produssero, con tecnica rimasta unica, ceramiche coloratissime puramente silicee.
Le civiltà preistoriche dell’Egeo ebbero ceramiche non artistiche, interessanti solo come documento di cultura. Notevole è invece la ceramica minoica, caratterizzata da vasi con decorazione pittorica policroma raffinata, con uno stile distinto in varie fasi, dal geometrico e astratto (stile di Kamàres, 2000 a.C.), a uno naturalistico con motivi animali e floreali, e infine a quello di palazzo, più stilizzato, comprese le statuette di divinità elegantemente modellate. I motivi decorativi minoici furono assimilati dalla civiltà micenea, con una proliferazione di fabbriche sul continente greco, nelle isole mediterranee e in Asia Minore.
Il nuovo stile che si affermò dopo il 900 a.C. è denominato geometrico, e trovò nella ceramica attica un filone elevato in cui anche le figure umane sono astrattamente geometrizzate (stile del Dìpylon). Con esso iniziò la pittura vascolare greca. La decorazione di questa ceramica, che raggiunse nel VI a.C. il massimo della perfezione, si basò sui colori rosso (dell’argilla) e nero (della vernice), e raggiunse una grande raffinatezza, soprattutto lineare, nelle scene figurate, dopo essere passata attraverso varie fasi classificate per varietà locali e caratteristiche di stile, come la fase dei vasi protoattici, fabbricati ad Atene nel VII a.C., con processioni di animali e scene mitologiche. Fra le scuole locali, una delle più antiche fu quella di Corinto, che decadde intorno al 550 a.C. L’alto livello artistico mostra pittori che firmavano le loro opere, e dei quali si conosce bene la personalità.
Allo stato attuale della ricerca, gli archeologi ritengono che i prodotti greci furono imitati in Etruria con il bucchero, in Puglia, in Lucania e in Campania, dando luogo a una produzione italiota. Alla Campania spetta la maggior parte della ceramica a vernice nera, detta appunto etrusco-campana (IV-II a.C.).
Con l’inizio della Roma Imperiale (50 a.C.) in Italia troviamo la produzione dei vasi aretini, a vernice lucente corallina con decorazione impressa a rilievo. Si diffusero in tutto il mondo romano e furono imitati nelle fabbriche galliche e germaniche (terra sigillata). Naturalmente proseguiva la produzione all’ingrosso di ceramica domestica, come anfore per liquidi e cereali, doli, lucerne.

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