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sabato 28 dicembre 2013

La nascita dell’agricoltura: l'arte di coltivare la terra

La nascita dell’agricoltura: l'arte di coltivare la terra
di Pierluigi Montalbano


L'agricoltura è, a mio avviso, la tappa più significativa nella storia dell'uomo. Ha rivoluzionato le abitudini segnando l'abbandono del nomadismo, la nascita di gruppi stanziali e un nuovo modo di organizzare i rapporti sociali e la struttura politica.
La coltivazione della terra, inoltre, fu il primo tentativo dell'uomo di controllare la natura, e quindi dominarla. Tuttavia, nei secoli gli interventi sono diventati così radicali da costituire una violazione dei ritmi e delle leggi della natura stessa.
Le origini dell'agricoltura risalgono al 20.000 a.C. in Mesopotamia, l'attuale Iraq. Gli antichi iniziarono la semina spinti dalla osservazione dei cicli vitali delle piante, conservando una parte dei semi raccolti e piantandoli la stagione successiva. I piccoli gruppi nomadi, dediti principalmente alla caccia e alla raccolta di frutti e radici, iniziarono a stanziarsi nei luoghi più favorevoli alla sopravvivenza, prediligendo il clima mite e la ricchezza d’acqua. La caccia portava questi nuclei a spostarsi in continuazione, seguendo le mandrie di bufali e i mammuth. Alle donne era affidata gran parte delle attività del gruppo: la macellazione degli animali e la conciatura delle pelli. La raccolta di bacche, frutti ed erbe affinò la capacità di riconoscere i prodotti commestibili e non velenosi. Questa rivoluzione organizzativa fu all'origine della progressiva sedentarietà, e le prime testimonianze di un'economia a base agricola si ebbero in Mesopotamia e in Egitto, due zone in cui il costante flusso di acque e di inondazioni determinava la periodica fertilità dei terreni. Il diffondersi dell'agricoltura non fu né rapido, né uniforme.
Lo sfruttamento pianificato della terra portò una rivoluzione non solo nell'alimentazione, ma anche nelle abitudini: nacquero infatti i primi insediamenti fissi, capanne di legno ed erba secca che nei millenni si trasformarono in costruzioni di fango e mattoni.
Altra novità legata all’agricoltura fu lo sviluppo dell'artigianato, con l’utilizzo di strumenti sempre più perfezionati per lavorare le campagne, immagazzinare e trasportare il cibo e l'acqua, fabbricare indumenti. Nacquero i primi recipienti, in pelle e poi in argilla, ma anche i primi telai per la tessitura.
Con il passare del tempo furono introdotti i primi strumenti per facilitare la lavorazione della terra, ad esempio la zappa e l'aratro. La prima permetteva di rivoltare la terra dopo che questa era stata fertilizzata con la tecnica del debbio, cioè la bruciatura delle stoppie. Il terreno così trattato riceveva sostanze nutritive, si aerava e tratteneva più a lungo l'acqua. L'aratro era ancora più efficace: introdotto intorno al V millennio a.C. in Mesopotamia, consentiva di scavare in profondità il terreno e favorire l’assorbimento dell'acqua e il conseguente attecchimento delle sementi. Altri strumenti agricoli che aiutavano il contadino furono la vanga, il badile, la falce, la roncola, l'ascia e l'accetta.
Un altro progresso fu l'irrigazione artificiale dei campi. In origine la lavorazione dei terreni prevedeva la semplice semina, e l'apporto di acqua era fornito da fenomeni naturali come lo straripamento dei fiumi e le piogge, ma questi fenomeni non avevano margini di controllo. Fu sempre in area mesopotamica che nacquero, intorno al V millennio a.C., le prime forme di canalizzazione dei corsi d'acqua, una soluzione che consentiva di controllare parzialmente la natura.
Nelle prime fasi di sviluppo dell'agricoltura l'uomo scoprì che dopo qualche anno il terreno non forniva più frutti abbondanti perciò, una volta sfruttato il terreno a disposizione, la comunità si spostava e sceglieva nuovi territori dove continuare a lavorare la terra e a seminare. Furono introdotte la concimazione e la rotazione dei terreni, e ancora oggi per rivitalizzare i terreni si usa la bruciatura delle stoppie, le cui ceneri alimentano i terreni, e la rotazione, che prevede la coltivazione del campo per uno o due anni e poi la sua messa a maggese, ossia un riposo per qualche stagione.
L'agricoltura favorì la nascita delle prime società stanziali e attività come il commercio e l'artigianato. Queste nuove forme di organizzazione sociale diedero origine ai primi regni, spesso con struttura piramidale che vedeva al vertice i guerrieri e la casta sacerdotale, e alla base gli agricoltori. Questo modello durò, con poche modifiche, fino all'età repubblicana di Roma quando il rapporto uomo-terra iniziò a mutare: il soldato-agricoltore rientrava dalle campagne di guerra e trovava le terre nuovamente incolte, si indebitava per comperare nuove sementi, e spesso finiva per vendere a poco prezzo la sua terra ai ricchi proprietari, per lo più senatori e cavalieri. Questo processo originò il latifondo, un sistema di gestione che rivoluzionò la geografia di ampi territori. Con le centuriazioni, ossia le divisioni di terreni da assegnare ai veterani o a gruppi di emigranti che fondavano nuove colonie, iniziarono ampi disboscamenti e opere di bonifica che resero fertili regioni fino ad allora dominate dalle foreste, dalle paludi o comunque da una natura aspra e inospitale.

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