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lunedì 18 novembre 2013

Nuraghe Palmavera di Alghero, "La Capanna delle Riunioni"


Nuraghe Palmavera di Alghero, "La Capanna delle Riunioni"
di Pierluigi Montalbano

Lo scavo del nuraghe Palmavera ad opera del Taramelli costituisce di fatto la prima esplorazione di un nuraghe condotta con criteri scientifici, ovviamente riportati agli inizi del secolo. L'archeologo procede con metodo stratigrafico, distinguendo la successione dei livelli culturali, lascia testimoni di controllo, descrive le architetture e i materiali, è attento alle associazioni, e ricorre alle informazioni che altre scienze gli possono offrire. Le analisi del metallo e dei resti di pasto rivelano che fra i metalli vi era del rame puro e che i resti ossei erano di cervo, bue, pecora, capra, cinghiale, lepri e conigli.
La grande capanna edificata a Sud-Ovest del bastione e inclusa nell’antemurale, risulta l’ambiente  più vasto dell’intero complesso, comprese le camere a tholos del bastione, misurando quasi 12 metri di diametro, con uno spessore di 1.3 metri.
Gli scavi del 1976 hanno restituito elementi culturali che suggeriscono una funzione pubblica: una nicchia; un sedile addossato al profilo circolare della capanna; una vasca delimitata da lastre ortostatiche; una base circolare che sostiene un piccolo nuraghe in pietra; un incensiere; un piccolo trono in arenaria. Si può ipotizzare un utilizzo come sala del Consiglio con 43 posti a sedere.


Il nuraghe scolpito al centro della capanna fu scoperto nel livello inferiore dello strato di crollo, a contatto con il pavimento, vicino al focolare, in naturale posizione di caduta. Il manufatto costituisce una sorta di idolo protettivo della comunità, che ancora nel IX a.C. si riconosce negli ideali degli avi nuragici costruttori di torri, e svolge le attività pubbliche ponendo al centro delle decisioni la "divinità nuragica".
Un rifinito elemento circolare in arenaria presenta una concavità al centro della faccia superiore, annerita dal fuoco perché probabilmente utilizzata come braciere rituale.
Gli scavi del 1977 portarono alla luce, sotto uno spesso strato di cenere al centro della sala, fittili e resti di pasto, oltre un frammento di pilastrino troncoconico di sezione adattabile al betilo-torre rinvenuto l’anno precedente, così da portare l'altezza complessiva a circa 1 metro,  la maggiore fra quelle note di sculture simili.
Lo scavo ha infine accertato che quando fu costruita la Capanna delle Riunioni si demolirono le strutture abitative che insistevano sull’area interessata dal nuovo edificio. Si normalizzò il terreno con piccole pietre e terra di riporto e si realizzò il pavimento con un sottile strato di malta bianca ottenuta con il disfacimento della pietra calcarea.

Gli scavi hanno restituito materiali fittili, alcuni decorati a cerchielli, vaghi di ambra e di bronzo, tre bracciali in bronzo finemente incisi a spina di pesce, una lucerna a cucchiaio e un’altra a barchetta ornata a cerchielli. Analisi effettuate dall'Università della Pennsylvania su un nucleo di ossidiana rinvenuto nella capanna, ha fornito la datazione: 898±123 a.C., una cronologia coerente con i dati emersi nel corso dell’indagine. Infatti, al IX  a.C. sono databili i materiali fittili con decorazione geometrica. Lo stretto legame formale fra il seggio di Palmavera e un modellino di sgabello bronzeo, di fattura nuragica, proveniente dalla tomba villanoviana di Cavalupo (circa 850 a.C.), il cui corredo conteneva anche due bronzi sardi, costituisce una prova importante per la datazione di questa grande capanna.

Nelle immagini:
Sopra: il piccolo nuraghe-betilo
Al centro: il Nuraghe Palmavera.
Sotto: il nuraghe-betilo di Barumini

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