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martedì 6 luglio 2010

Phoenike - Fenici in Africa - Kerkouàne


Kerkouàne
È la città meglio conservata perché alla metà del III a.C. c’è stata la distruzione e si è conservata come cristallizzata. Mohamad Fantar ha eseguito gli scavi ma ha pubblicato solo la struttura e non i cocci. Fondata nel VI a.C. è un centro libico che subisce un forte influsso cartaginese. Venne distrutta due volte: nel 310 a.C. da Agatocle e nel 255 a.C. da Attilio Regolo che interruppe definitivamente la vita della città. Le fortificazioni mostrano mura con due porte di ingresso, a oriente e occidente, e varie torri. Le strutture sono state scavate solo in alcuni punti e mostrano una fase antica con pietre strutturate a spina di pesce. L’alzato è stato ricostruito per consentirne una migliore fruizione e presenta tecniche costruttive con alzati in mattoni crudi. L’architettura abitativa era regolare, organizzata per insule ma l’impianto delle strade non è perfettamente ortogonale. Il nucleo più antico vede, come nella Byrsa, case con diversi spazi che si affacciano su una corte centrale, nella quale ci sono delle vasche vicine alla cucina. Le coperture sono piane, realizzate con materiale deperibile, forse assi di legno. Le sale da bagno (vasche) presentano delle tubazioni per essere riscaldate dalle cucine e hanno una struttura sofisticata con bordi a sedere.
Il santuario è organizzato su due nuclei collegati da uno stretto ingresso, uno per i sacerdoti e l’altro per i fedeli. Davanti all’ingresso ci sono due pilastri a spigolo e l’aula presenta diversi ambienti. Sul fondo ci sono due basamenti con edicole e in alcuni ambienti si notano residui di produzione coroplastica: manufatti di argilla, un forno, una vasca di decantazione e un tornio.
La produzione degli ex-voto era, quindi, interna al santuario e acquistabile in loco, pertanto i fedeli non dovevano portarla con loro. Le due necropoli importanti di Kerkouane sono: Giebel-Mleja e Areg el-Gazuan. Le due varianti funerarie sono a dromos e a pozzo. Il dromos consente una discesa graduale verso la tomba e naturalmente la presenza di un tipo esclude l’altro. Tuvixeddu, Cartagine, Lilibeo, Monte Luna e Villamar hanno moduli a pozzo con riseghe e pedarole. Quelli a dromos sono a Solunto, Monte Sirai, Sant’Antioco e Tharros. Non sappiamo perché gli abitanti dei siti preferissero uno o l’altro tipo, inoltre le tombe a dromos, stranamente, non sono documentate a Cartagine. Nel dromos si può verificare che i gradini occupino tutto il lato del dromos nella parte breve, oppure entrambi, ma non quello lungo. All’interno della camera, a volte, ci sono dei banconi con strutture idonee a ospitare sarcofagi oppure fosse scavate nel pavimento con inumati in posizione supina o fetale con intorno il corredo funerario.

Le interferenze religiose fra indigeni e cartaginesi, quindi, non impedivano il normale svolgersi della vita. L’archeologia documenta anche un sarcofago ligneo con una rappresentazione femminile sul coperchio, come a Santa Monica: la dama di Kerkouàn. La documentazione di Giebel-Mleja è ricca di pitture funerarie, realizzate in ocra rossa nelle pareti della fossa, stranamente non documentata a Cartagine. A Cagliari abbiamo tombe a fossa come a Cartagine e pitture funerarie come a Giebel-Mleja. In Tunisia abbiamo delle specie di domus de janas chiamate Hanùt (o hanuanèt), contemporanee alle tombe puniche. Sono ipogeiche ma si possono aprire sul piano roccioso o nella parete. Le hanuanèt presentano pitture ricchissime con figure di caccia e animali, riportati ad una influenza punica, ma non sappiamo se i libici dipingono quando i punici avevano già eseguito le loro opere subendone il fascino o avvenne il contrario. Il fregio a losanga della tomba 5 di Giebel-Mleja è libico, lo troviamo infatti anche nella ceramica berbera. Nella parete di fondo è rappresentata la città dei morti e in una nicchia c’è Tanìt. Sui due lati c’è un mausoleo con un altare e un gallo, forse rappresentazione allegorica del defunto, che è in viaggio verso la città dei morti. Ē un’ipotesi di Fantar ma qualcuno pensa ad una rappresentazione della necropoli con la collina di Gieben-Mleja così come si presentava sopra la necropoli: un’area curata, con una serie di strutture simili a cappelle di famiglia, legate ai sepolti. A volte sul prospetto dell’ingresso troviamo delle iscrizioni sul defunto, come a Tharros.

Nelle immagini: la tomba 5 dipinta a Gieben-Mleja e Kerkouane

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